Beach House @Piper Club photo @odrella |
Sesta cronachetta.
È domenica (non chiedetemi che ora sia) e so che ho dimenticato di chiedere l'accredito per questo concerto che aspetto da due mesi (!) Sul comodino il biglietto preso per un soffio.
Ok, più tardi mi preparo e vado.
Fa sempre piacere andare al Piper, un po' perché il mio cervello comincia a vagheggiare intorno a dei sedicenti anni sessanta tutti lustrini, fatti di complessi beat e ragazze in minigonna, dall'altro perché il locale si trova in un quartiere romano veramente bello, un caseggiato risalente ai primi del Novecento denominato "Quartiere Coppedè" che occupa l'area tra via Tagliamento e Piazza Buenos Aires.
Scesa dal tram butto l'occhio verso il locale e vedo un serpentone lunghissimo di hipsters in fila - neanche ci fossero i saldi da American Apparel - che fa l'intero giro del palazzo. A fianco un bellissimo tour bus bianco a due piani, di quelli che mi piacciono tanto, enorme ( oh, i gruppi americani si che sanno viaggiare come si deve).
Tocca armarsi di santa pazienza e attendere che ci facciano entrare. Ma ne vale la pena per vedere il duo di Baltimora (Scally e Legrand) che ha monopolizzato i miei ascolti per più e più settimane, riportandomi nella placenta rassicurante del dream pop, o meglio, come preferisco io, dello shoegaze: i Beach House.